Recensione “Rame” di “Rame”

Recensione “Rame” di “Rame”

Rame

Etichetta discografica: Emme Record Label

Anno produzione: 2018

Un climax serafico, rassicurante, che trasmette una sensazione di pace interiore. Rame segna il debutto discografico di Rame, omonima (e giovane) formazione composta da Valentina Fin (voce), Giovanni Fochesato (sax soprano e sax tenore), Mauro Spanò (pianoforte), Marco Centasso (contrabbasso) e Filippo Mampreso (batteria). Il CD contiene dieci brani originali partoriti dalla vena compositiva del quintetto. L’intro di Love and Lovers, dalle coloriture esotiche, è particolarmente ammaliante. Spanò architetta un eloquio pregno di lirismo, centellinando ogni singola nota come fosse merce rara. L’incedere al sax tenore di Fochesato è estremamente essenziale, ma allo stesso tempo causativo ed efficace. Disio, composizione assai interessante, si apre con un solo intenso e meditativo di Centasso. Qui Valentina Fin sfrutta sapientemente le diverse sfumature timbriche della sua voce, ornate da un velato bluesy mood. In Rame, decima traccia che dà il titolo al disco, si trasmigra sorprendentemente verso l’avant-garde jazz, in cui il quintetto dialoga in pieno solco free, cesellando suoni sghimbesci, volti a creare pathos e tensione. Rame è un album diretto, tutt’altro che oleografico, dal quale spicca una tangibile influenza derivante dal più raffinato cantautorato del bel paese che, in modo simbiotico, si fonde con il jazz. Unica piccola pecca di questo lavoro discografico un mood monocorde (probabilmente per scelta) che caratterizza tutti i brani, eccezion fatta per l’ultimo.

Stefano Dentice

 

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