Recensione “Other Colors” di Angelo Olivieri

Recensione “Other Colors” di Angelo Olivieri

Other Colors

Etichetta discografica: AUT Records

Anno produzione: 2020

Un quadro variopinto, ricco di sonorità inebrianti, ipnotiche, asperità armoniche e atmosfere tensive, intrise di suspense. Other Colors è la nuova fatica discografica concepita dall’audace trombettista e compositore Angelo Olivieri, affiancato da tre validissimi partner come Antonio Jasevoli (chitarra ed elettronica), Lorenzo Feliciati (basso ed elettronica) e Bruce Ditmas (batteria). Il CD contiene nove brani, di cui For A Gentleman (A. Olivieri), Dialogue N. 1 (A. Olivieri – B. Ditmas), Other Colors (A. Olivieri), Dialogue N. 2 (A. Olivieri – L. Feliciati), Dialogue N. 3 (A. Olivieri – A. Jasevoli) sono composizioni originali, mentre Vashkar (Carla Bley), The House Of The Rising Sun (Traditional), Lonely Woman (Ornette Coleman) e Ida Lupino (Carla Bley) completano la tracklist. Il bluesy mood in For a Gentleman è particolarmente fascinoso. L’incedere di Olivieri è ammiccante, suadente, pregno di inflessioni bluesy e accattivanti sprint cromatici, brillantemente supportato dal comping tessuto dal trio Jasevoli-Feliciati-Ditmas. Dialogue N. 1, come si intuisce dallo stesso titolo, è una fitta e serrata conversazione in solco free fra Olivieri e Ditmas, dove entrambi si esprimono con una certa energia e intensità comunicativa. Il climax di Dialogue N. 2 è filmico, criptico, quasi inquietante. Olivieri e Feliciati danno vita a scenari sonori cosmici, magnetici, dal gusto avveniristico. Anche in Dialogue N. 3 l’atmosfera è enigmatica. Il trombettista e Jasevoli cesellano intrecci armonici cerebrali, spigolosi, assai interessanti. Other Colors, incardinato su una sapida commistione di contemporary jazz, free e avant-garde jazz, è un album che inneggia alla creatività estemporanea, all’ispirazione del momento. Un disco che valorizza il concetto di interplay, senza mai farsi imprigionare e condizionare da castranti sovrastrutture mentali troppo spesso nocive per la libertà improvvisativa e interpretativa.

Stefano Dentice

 

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