Recensione “Nor Sea Nor Land Nor Salty Waves (A nordic story) di “Roberto Bonati – Bjergsted Jazz Ensemble”

Recensione “Nor Sea Nor Land Nor Salty Waves (A nordic story) di “Roberto Bonati – Bjergsted Jazz Ensemble”

Roberto Bonati – Bjergsted Jazz Ensemble

Etichetta discografica: ParmaFrontiere

Anno produzione: 2016

Un climax ipnotico, a tratti inquietante, in cui aleggia un alone di mistero. Nor Sea Nor Land Nor Salty Waves (A nordic story) è la nuova fatica discografica concepita dall’audace compositore e direttore d’orchestra Roberto Bonati, che realizza questo progetto con la Bjergsted Jazz Ensemble composta da: Signe Irene Stangborli Time (voce), Jorgen Mathisen (violino), Nikolai Storevik (violino), Camilla Hole (sax soprano), Arild Wold Hoem (sax alto), Mathias Aanudsen Hagen (sax tenore), Kristoffer Lippestad Dokka (sax tenore), Jone Arnfinnson Randa (clarinetto basso), Ndabuzekwayo Bombo (tromba), Oyvind Froberg Mathisen (tromba), Christopher Baardseng (tromba), Oyvind Braekke (trombone), Vegard Haugen (trombone), Markus Larjomaa (trombone), Martin Nodeland (chitarra ed elettronica), Herman Erik Arff Gulseth (pianoforte), Lasse Gjerstrud (basso), Marcus Hasli Johnsen (batteria e percussioni) e Jakob Yttredal (batteria). Gli otto brani presenti nel CD scaturiscono dalla feconda penna di Bonati. Il mood di Prophecy of the Volva è rarefatto. L’incedere di Jorgen Mathisen è profondamente lirico e placido. Mathias Aanudsen Hagen cesella un eloquio vertiginoso, colmo di energici sheets of sound e costanti esplorazioni della gamma timbrica del sax tenore. Nocturnal è una composizione eterea, in cui Signe Irene Stangborli Time si esprime con una vocalità soave. Herman Erik Arff Gulseth snocciola un playing zeppo di guizzi cromatici, ornato da alcune brillanti incursioni tendenti al free. Il pathos evocativo di Eagle è decisamente pervasivo. Qui la cantante adopera un timbro teneramente sussurrato, ingemmato da un trasporto interpretativo assai toccante. Nor Sea Nor Land Nor Salty Waves ( A nordic story) è un disco che pullula di chiari riferimenti all’avant-garde jazz, in cui gli intrecci armonici e sonori, di ottima fattura, sono curati con elogiabile minuzia e impreziositi da un utilizzo lodevole della dinamica.

Stefano Dentice

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