Recensione “Canyon” di Antonio Vivenzio

Recensione “Canyon” di Antonio Vivenzio

Antonio Vivenzio

Etichetta discografica: Auand Records

Anno produzione: 2016

Cantabilità e melodiosità affascinanti che si amalgamano con equilibrio a un groove assai intenso, ma mai sopra le righe. Canyon è la nuova proposta discografica concepita dal brillante pianista jazz e compositore Antonio Vivenzio che, coadiuvato da Claudio Ottaviano (contrabbasso), Filippo Sala (batteria) e il prestigioso ospite Tino Tracanna (sax soprano in Canyon e Sunday Mood), confeziona un CD in cui figurano sette sue composizioni originali, ad eccezione di In a Sentimental Mood (Duke Ellington), So in Love (Cole Porter) e Saga of Harrison Crabfeathers (Steve Kuhn). In Her Story Vivenzio scandisce la sua elocuzione con sagacia ritmica, centellinando sapientemente le note. Il mood gioioso e distensivo di Canyon, terza traccia del disco, sortisce un immediato effetto benefico. Qui Tracanna sviscera un eloquio adamantino, impreziosito da un’erudita musicalità e da costanti escursioni nel registro acuto con brevi cenni di growl, sostenuto dal costrutto ritmico coloristico e incalzante ideato dal tandem OttavianoSala. Il climax romantico, avvolto da un velato senso di mestizia di Sunday Mood, tocca le corde dell’intimo. Tino Tracanna cesella un sermone improvvisativo che deborda di abbagliante lirismo e pathos evocativo. L’incedere di Vivenzio è particolarmente sobrio, ingemmato da una colta placidità espressiva. In Canyon trasuda una manifesta affinità comunicativa che accomuna i quattro protagonisti di un album in solco contemporary jazz, concepito con gusto e sincerità, in cui non mancano ammiccamenti a una tradizione jazzistica rielaborata in modo personale.

Stefano Dentice

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