Palermo, quanto lontano potrai volare?

Palermo, quanto lontano potrai volare?

Scendi in centro per le vie del Capo sino a raggiungere la Via Maqueda che non riconosci. Un fiume di persone ed una confusione di pelli che confondono le radici della Città. Fuggi da quella babele la cui unica armonia è la coerenza delle brillanti luci fredde in alto sul selciato. Ritrovi calore nel sorriso di una sposa che varca l’uscita di Sant’Ignazio all’Olivella, ti giri ed il kebab, ad altri, fa tristemente da serata.

Foto Paola Di Lorenzo

La strada percorsa ti invita nuovamente dove due indecisi sulla porta, Angelo percussionista e lei polacca, entrano con te nuovamente in jam session. Forme d’Arte ti accoglie come sempre sonnecchiante e come una moviola ti pervadono i colori delle tele. A Palermo il tempo è relativo, e prima che tutto lo swing si riunisca passano istanti, ognuno con il suo metro. E’ finalmente lo standard. Solar di Davis, (sarà a causa del freddo!) dà il La ai musicisti. Aido Mangiaracina, bassista dal tocco virtuoso; Fabio Nicosia, con le sue sequenze lunghe e stringate; Angelo Pertusati, che scalda la batteria di Pez alla ricerca del proprio stile. Fabrizio Pezzino, poliedrico artista che ti sveste dai pensieri; Bino Cangemi, preciso come un metronomo; Fausto Riccobono, autodidatta virtuso; Accompagnano la sala sapida dell’ascolto e della conversazione di amici che non si conoscono. Nuovamente attraversa il viaggio The Chicken per arrivare alla voce nera di Marianna Costantino. Ci porta al Sud e parte il Blues, soft e tiepido, una culla che riscalda l’ambiente. Ancora più a Sud con Stella By Starlight in versione bossanova, quando “basta che uno tergiversi, si tira a tutti” (F.Pezzino). Summertime, due flute di birra, una bianca, una nera, Autumn Leaves, il book e Marianna accompagnano quella che sapora di rimpatriata scolastica aperta a tutte le classi. Nulla di esclusivo, se non che l’ottima cena e l’accoglienza. Esco verso il Brass quando arrivano due “kriminali”, Roberto Gervasi e Antonino De Luca, fisarmonicisti, a scaldare ancor più la sera.

La Jam Session continua quando sono già in auto per lo Spasimo. Percorro la Città attraverso i suoni di Daniel Sax al Marlyn Pub, House in Theatre al Palamangano, Christmas Hope Night al Teatro Brancaccio, Davide Rinella al Wagner, mentre a La Galleria riecheggia ancora la voce di Francesca Caruso e le mura sono impegnate da una delle numerose Christmas in Jazz di questi giorni.

Arturo Di Vita Fotografia

La Piazza è affollata di automobili, il parcheggio immediato di fronte al 15 di Via dello Spasimo. The Brass Group. L’accoglienza del Blue Brass denso di ascolto. Si replica a sala piena in ogni ordine di posti ed in ogni ordine di angolo. Scelgo il mio, oggi in fondo, cambio punto di vista. Mi diverte familiarmente il gioco di spalle di Domenico Riina, come diverte i bambini presenti. Sul palco tutti gli amici: il solo di Claudio Giambruno, il solo di Sergio Munafò, quello di Giuseppe Urso, il grande ritorno di Riccardo Randisi. Gli altri sono Magia, Luce, Swing, Calore, Coesione, Gruppo, Orchestra. Tanti neri sul palco. Tanti soldati sul palco. Ognuno con la propria mira. Colpisce il segno Giambruno, quando si alza dallo scranno e spara acuto alla platea. La gente sempre attonita della riscoperta, altri della scoperta, altri dei ricordi. Come non avessero mai conosciuto il Jazz o mosso lo Swing interiore. La riscoperta dell’emozione che dona la centralità del corpo, lungi da platonismi e censure, tornata all’origine dallo storico scivolo di Via Duca della Verdura. La rinascita cancella lo spasimo degli ultimi anni. Una accordo antico sulle melodia di How Far Can You Fly di Lucas Flores sull’applauso di grazie ad Ignazio Garsia. Quanto lontano potrai farci volare? E’ replica di quaranta anni di successi; replica e bis. Nessuno si alza, aspettano, ancora; aspettano fino al sedici del primo del nuovo anno, quando Burt e voce magica li stordirà nuovamente. Un calice di champagne a brindare. A cosa? All’anno trascorso? A quello a venire? Si brinda a tutto! Ad ogni sorriso, encomio ed abbraccio. Tutti per le vie antiche portando con se, per altri, l’animo rinnovato dalla purezza di una Scuola senza banalità. 

Le vie storiche, le nuove; tutte trasudano di Jazz. Una Palermo in rinascita fermentuosa di attività sonore che si mischiano ai dialetti delle etnie; tutto diverso, tutti eguali nello Spirito, tutti uniti nello Swing.

Palermo come New Orleans, ora! O lo è sempre stata, ora? Ne sta prendendo consapevolezza e coscienza, ora!

Marco Girgenti Meli

 

si ringraziano per le immagini: Paola Di Lorenzo – Arturo Di Vita Fotografia

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto